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Oggi vogliamo condividere con voi una notizia che per noi di Vela Viola è motivo di grandissima felicità!

La nostra Federica Zambrano, che da tempo collabora con noi come giornalista, editor e traduttrice, ha appena iniziato un nuovo progetto con Il Giornale di Vicenza.
Si tratta della newsletter “Eroi del Clima”, che racconta le storie vere di chi, ogni giorno, fa qualcosa per prendersi cura dell’ambiente.

Qui potete leggere il primo articolo

È un progetto bellissimo, che parla di piccole azioni e grandi persone. E chi conosce Federica sa che è la persona giusta per raccontarle. Lo fa con sensibilità, attenzione e rispetto.



Parlare di ambiente e cambiamento climatico oggi è fondamentale. 
Farlo bene, con profondità e umanità, ancora di più.

In un mondo che spesso si distrae o gira la faccia dall’altra parte, raccontare queste storie può fare la differenza. Può ispirare, smuovere coscienze, creare una rete di persone che ci credono davvero. Ne abbiamo bisogno!

Didascalia tratta dal sito del Giornale di Vicenza


Ma non è tutto: da poco ha anche preso il tesserino da pubblicista presso l’Ordine dei Giornalisti del Veneto. Un traguardo che si è guadagnata con impegno, costanza e tanto duro lavoro.

Siamo orgogliosi di lei. Davvero.

Continua così!



Giovedì 10 aprile 2025, nella sala Celotto della biblioteca di Ponte di Nanto (VI), si è vissuta una serata davvero speciale. Matteo Pagliarusco – regista, scrittore, insegnante ed educatore – ha incontrato i cittadini di Nanto per parlare di ragazzi, emozioni, futuro e vita, partendo dal suo libro “La dinosaura che voleva camminare all’insù”.



L’evento, organizzato con il patrocinio del Comune di Nanto, in collaborazione con l’associazione Nanto Terra Berica e la casa editrice Vela Viola Edizioni, ha visto un pubblico molto partecipe, curioso e attento. Tante le domande, tante le riflessioni condivise, in un clima semplice ma profondo, fatto di ascolto, confronto e voglia di capire meglio i giovani – e forse anche un po’ noi stessi.



Il libro di Matteo, scritto con il linguaggio dei più piccoli ma rivolto soprattutto agli adulti, è stato il punto di partenza per affrontare temi importanti in modo leggero, diretto e umano. E così, tra un sorriso e qualche momento di riflessione, si è parlato di crescita, sogni, scelte difficili, coraggio e libertà.



La serata si è conclusa con un bel giro di firmacopie, pieno di dediche personalizzate, strette di mano, chiacchiere e affetto. Una di quelle occasioni in cui si esce più ricchi di come si è entrati, con qualcosa di bello che resta dentro.



Questo incontro fa parte di una rassegna di eventi culturali promossa nel territorio di Nanto, che punta a valorizzare il dialogo, la lettura, il pensiero critico e la bellezza dell’incontro umano. Un programma fatto di ospiti, laboratori, letture animate e momenti di confronto pensati per tutte le età, che sta portando cultura e partecipazione anche nei piccoli centri, dimostrando quanto ci sia voglia di condividere, imparare e crescere insieme.

Una bella dimostrazione che la cultura, quando è viva e sentita, non ha bisogno di grandi palcoscenici per lasciare il segno. Basta una sala, un libro, e delle persone disposte ad ascoltarsi davvero.






Di Matteo Pagliarusco



Ci sono esperienze che ti restano dentro, che ti fanno capire quanta strada hai percorso e quanta ancora ne vuoi fare. Sabato 29 marzo 2025 è stata una di quelle serate. Sono stato ospite di Il Salotto della Zia, la trasmissione di Rete Brescia condotta dalla straordinaria Zia Lara, e ho avuto il piacere di condividere questa avventura con amici e colleghi: l’attore Giorgio Recchia, il rievocatore e stunt coordinator Davide Tronca e il regista Alessandro Rindolli.

Abbiamo parlato di cinema indipendente, di passione, di sacrifici. Di quella follia che ci spinge a raccontare storie anche quando i mezzi sono pochi, ma il cuore è immenso. Abbiamo discusso delle difficoltà di fare cinema d’autore in Italia, di cosa significhi girare un film senza un grande budget ma con un’enorme voglia di farcela. E naturalmente, ho raccontato anche di Lo chiamavano Marcus, il mio film medievale, un progetto che è diventato realtà con impegno, sudore e un incredibile lavoro di squadra.




L’atmosfera era magica. Zia Lara ha saputo rendere la chiacchierata intensa e leggera allo stesso tempo, facendoci sentire a casa. Abbiamo riso, ci siamo emozionati, ci siamo riconosciuti nelle storie l’uno dell’altro. E alla fine, la cosa più bella: l’invito a tornare tra qualche mese per continuare questa conversazione.

Ripensandoci, mi viene un nodo alla gola. Perché questa strada l’abbiamo costruita da zero, pezzo dopo pezzo, con le nostre sole forze. Ogni traguardo, ogni piccolo successo, è un passo in avanti in un mondo che spesso sembra chiuso a chi non ha grandi risorse. Ma noi non molliamo. E serate come questa lo dimostrano.




Se volete rivedere la puntata, segnatevi queste date:

📺 Rete Brescia (Canale 99)

  • Mercoledì 2 aprile 2025 – ore 21:00

  • Domenica 6 aprile 2025 – ore 13:50

📺 Lombardia TV (Canale 80)

  • Sabato 5 aprile 2025 – ore 21:15

  • Domenica 6 aprile 2025 – ore 23:00

Oppure potete recuperarla sul canale Youtube de “Il Salotto della Zia” a questo link: https://youtu.be/2nHvM_4_Kzw?si=U3lMQmDRmzThxGOq




Guardatela, e poi ditemi cosa ne pensate. Perché questa è la nostra storia, e la stiamo scrivendo insieme. ❤️




Venerdì 14 marzo 2025, il cinema di Montecchio Maggiore ha ospitato un evento che resterà nel cuore di molti: la prima proiezione ufficiale di Lo chiamavano Marcus, il film indipendente di Matteo Pagliarusco. Una serata speciale, che ha visto una sala gremita di spettatori, amici, colleghi e sostenitori accorsi per celebrare il frutto di oltre due anni e mezzo di lavoro.

La tensione accumulata durante il lungo percorso di produzione è esplosa in un mix di emozione e gratitudine. Pagliarusco, visibilmente commosso, ha aperto la serata con un discorso sentito, in cui ha sottolineato la natura indipendente del progetto e il valore della comunità che ha reso possibile questa impresa.

“Questa non è Hollywood.”

Con queste parole ha dato il via al suo intervento, mettendo in chiaro sin da subito che Lo chiamavano Marcus non nasce da un colosso cinematografico, ma dal sacrificio, dalla passione e dalla determinazione di persone comuni. Questa non è Hollywood, questa è Altavilla Vicentina, Montecchio, Arzignano. Questa è la nostra terra, fatta di persone vere, di amici che hanno incastrato il lavoro con le riprese, di studenti che hanno studiato i copioni tra un esame e l’altro, di operai che di giorno faticano e di notte costruiscono scenografie, di mamme che ci hanno preparato i panini sul set.

Il pubblico ha risposto con un applauso scrosciante, segno che quelle parole erano arrivate dritte al cuore. La serata è proseguita con la proiezione del film, accolto con grande entusiasmo. Un’opera che, al di là della sua componente cinematografica, rappresenta un trionfo dello spirito di squadra e della perseveranza.

Dopo l’evento, Matteo Pagliarusco ha condiviso il suo pensiero sui social, spiegando di aver atteso qualche giorno per scrivere a causa della grande emozione e della stanchezza accumulata. “Scrivo solo ora perché questi giorni ero KO. Dopo la proiezione la tensione di due anni e mezzo di lavoro è scesa tutta insieme e mi sono letteralmente spento. Il giorno dopo mi sono pure preso la febbre! Ma c’è una cosa che mi ha scaldato più di qualsiasi medicina: sapere che ci sono così tante persone che mi vogliono bene. Indipendentemente dal film, dall'evento, dal successo… Venerdì sera mi avete dimostrato qualcosa di enorme, e l’emozione più grande che potessi provare è stata proprio questa.”



Una proiezione simbolica

La serata è stata resa ancora più significativa dal fatto che il cinema di Montecchio ha riaperto le sue porte proprio per questa occasione, dopo un lungo periodo di inattività. Un gesto simbolico che ha dato ulteriore valore alla proiezione, trasformandola in un vero e proprio evento culturale per la comunità.

Pagliarusco ha raccontato con emozione di aver sempre presentato qui, per la prima volta, ogni suo film. Tornare in questa sala dopo tanti anni e vedere il pubblico riempire ogni posto ha rappresentato un momento carico di significato, un ritorno a casa in grande stile.



Un’impresa titanica

Durante il suo discorso, il regista ha voluto ricordare il lavoro incredibile che ha portato alla realizzazione di Lo chiamavano Marcus. Un film nato senza un grande budget, ma con tanta passione e dedizione. Dall’idea iniziale alla scrittura della sceneggiatura, dalle riprese con condizioni climatiche avverse alla ricerca degli attori, dalle difficoltà logistiche fino al montaggio, tutto è stato un’avventura costellata di ostacoli, ma anche di immense soddisfazioni.

Ha sottolineato il ruolo fondamentale di tutti coloro che hanno creduto nel progetto: attori, doppiatori, tecnici, compagnie di rievocazione storica, amici e sostenitori che hanno dedicato il loro tempo e le loro energie per rendere possibile un sogno. “Venerdì sera ho capito che non servono milioni per fare qualcosa di grande. Serve cuore. Serve una comunità che si stringe intorno a un’idea folle e dice: ‘Facciamolo insieme.’”



Il futuro: nuovi progetti in arrivo

E ora? Nessuna pausa. Durante il suo discorso, Pagliarusco ha rivelato di avere già un nuovo progetto in cantiere. Dopo il successo della serata, l’entusiasmo è alle stelle e il regista è pronto a mettersi di nuovo al lavoro.

“Un altro film è già nella mia testa, pronto a prendere vita. E no, stavolta niente castelli e armature… Forse.” ha scherzato sul palco, lasciando intuire che le idee non mancano e che il viaggio cinematografico non si ferma qui.

La serata del 14 marzo 2025 rimarrà impressa nei ricordi di chi c’era, non solo per il film, ma per tutto ciò che ha rappresentato: un inno al cinema indipendente, alla forza dei sogni e alla bellezza di una comunità che si unisce per rendere possibile l’impossibile.





di Matteo Pagliarusco

Viviamo in un mondo in cui spesso siamo portati a difendere le nostre intenzioni, dimenticando che il nostro impatto sugli altri conta più di ciò che volevamo comunicare. Accettare che possiamo ferire qualcuno, anche senza volerlo, è una lezione difficile ma essenziale. Quando qualcuno ci dice di essersi sentito male per un nostro gesto, il primo istinto è giustificarci: "Non era mia intenzione" o "Stai esagerando". Tuttavia, il dolore è soggettivo e ciò che per noi può sembrare insignificante, per qualcun altro può avere un grande peso.

Essere maturi emotivamente significa saper mettere da parte l’orgoglio e ascoltare davvero. Non si tratta di vivere con il senso di colpa, ma di cogliere l’opportunità di crescere, imparando a riconoscere l’effetto delle nostre parole e azioni. Ammettere un errore non ci rende deboli, ma persone più consapevoli e autentiche. Ogni errore può trasformarsi in un’occasione per costruire relazioni più profonde e sincere, se scegliamo di affrontarlo con umiltà e apertura.



La storia che ci raccontiamo: come la nostra mente modella realtà

La nostra mente è sempre in funzione, cercando prove per confermare ciò in cui crediamo. Se continuiamo a ripeterci che la vita è piena di ostacoli, il nostro cervello si concentrerà su difficoltà e problemi, rafforzando questa percezione. Non è che la realtà diventi effettivamente peggiore, ma il nostro sguardo è focalizzato solo sugli aspetti negativi.

La buona notizia è che possiamo invertire questo processo. Se iniziamo a porci domande diverse, come "Cosa sta funzionando nella mia vita?" o "In che modo posso migliorare la mia situazione?", il nostro cervello inizierà a cercare risposte in questa direzione. Vedremo più opportunità, momenti di gioia e segnali di crescita.

Essere consapevoli di questa dinamica ci dà un potere enorme: possiamo decidere quale storia raccontarci. Possiamo scegliere di focalizzarci sulle connessioni significative, sulle possibilità di cambiamento e sulle vittorie, piccole o grandi che siano. Ogni giorno, con intenzionalità, possiamo riscrivere la nostra narrativa e trasformare il modo in cui percepiamo e viviamo la nostra realtà.

Lasciare andare il serpente

Immagina di essere morso da un serpente e, invece di curare la ferita, passare il tempo a inseguirlo per capire perché ti ha attaccato. Spesso facciamo lo stesso con il dolore: ci aggrappiamo al passato, cercando risposte o giustizia, mentre il veleno della sofferenza continua a diffondersi dentro di noi.

La vera guarigione inizia quando smettiamo di cercare spiegazioni all’esterno e iniziamo a prenderci cura delle nostre ferite interiori. Portare rancore è come bere veleno sperando che l’altra persona ne subisca le conseguenze. Più ci aggrappiamo alla rabbia e al risentimento, più ci facciamo del male.

Perdonare non significa giustificare chi ci ha ferito, ma scegliere la pace invece del dolore. Significa liberarsi del peso emotivo che ci trattiene, creare spazio per la crescita personale e reclamare la nostra serenità. La vera forza sta nel lasciar andare ciò che ci avvelena, facendo della guarigione una scelta consapevole, un passo alla volta.



Il paradosso della crescita: quando il disagio è segno di forza

La crescita personale è piena di paradossi. L’allenamento fisico ci lascia stanchi e doloranti, ma rende il nostro corpo più forte. Imparare qualcosa di nuovo ci mette in difficoltà e ci fa sentire inesperti, ma ci arricchisce di conoscenza e ci rende più saggi. Affrontare le proprie paure fa tremare le gambe, ma ci dà il coraggio di superare i nostri limiti.

Investire su se stessi può sembrare un sacrificio, ma ogni piccolo sforzo getta il seme di un futuro migliore. Il cambiamento non è sempre immediatamente visibile, ma ciò non significa che non stia avvenendo. Ogni sfida superata, ogni momento di difficoltà accettato con consapevolezza, ci porta più vicini alla nostra versione migliore.

Accettare il disagio come parte naturale del percorso significa abbracciare il processo di crescita. Perché la vera trasformazione accade proprio nei momenti di difficoltà, quando scegliamo di andare avanti nonostante tutto.



Bisogna iniziare adesso: il momento perfetto non esiste

Molti rimandano i propri sogni e obiettivi in attesa del "momento perfetto", senza rendersi conto che esso non arriverà mai. Il tempo scorre, le opportunità passano e i sogni restano in sospeso mentre cerchiamo condizioni ideali che non esistono.

Chi realizza qualcosa non aspetta di sentirsi pronto. Inizia comunque, con paura, con dubbi, ma inizia. La vera crescita avviene nell’azione, nel movimento, anche quando tutto sembra incerto. Ogni passo fatto oggi, per quanto piccolo, è un passo avanti verso il futuro desiderato.

Rimandare per paura di sbagliare significa rinunciare alla possibilità di costruire qualcosa di straordinario. E un giorno, guardandoti indietro, vuoi vedere coraggio o rimpianti? La risposta sta nelle scelte che fai oggi.

Non aspettare. Inizia ora. Anche se hai paura, anche se non ti senti pronto. Perché il momento perfetto non esiste, ma il rimpianto sì. E l’unico modo per evitarlo è fare il primo passo, qui e ora.

Concludendo insieme

La vita è un viaggio fatto di scelte, crescita e consapevolezza. Possiamo imparare a riconoscere il dolore altrui e a modificare la nostra percezione della realtà. Possiamo scegliere di lasciar andare il rancore e abbracciare la guarigione. Possiamo accettare il disagio come segno di crescita e comprendere che l’azione è l’unico antidoto alla paura. Il vero cambiamento inizia quando decidiamo di smettere di aspettare e iniziamo a vivere davvero. E il momento giusto per iniziare è adesso.



 


Immaginatevi questo: un’accademica talentuosa, fresca di laurea con un meritato 110 all’Accademia di Belle Arti di Venezia, decide di dedicare la sua tesi proprio a noi. 

Sì, avete capito bene! 

Serena Bedin ha scritto "Verso nuovi orizzonti - alla scoperta di Vela Viola attraverso il suo rebranding", un lavoro incredibile che ha esplorato ogni angolo della nostra realtà editoriale e cinematografica indipendente.



Serena ha scavato nel cuore pulsante di Vela Viola, analizzando la nostra storia, il nostro stile narrativo e tutto l’universo creativo che ci contraddistingue. Ma non si è fermata qui: ci ha regalato uno studio dettagliato sulla nostra immagine e ha progettato un rebranding che ci ha lasciati a bocca aperta.

Questo lavoro non è solo un bellissimo tributo alla nostra realtà, ma anche un esempio di quanto il cinema e l’editoria indipendenti possano ispirare e generare valore culturale. Per noi, è stato un po' come specchiarci e riscoprirci sotto una luce nuova — un'opportunità per crescere, migliorare e guardare al futuro con ancora più entusiasmo.

Un ringraziamento enorme a Serena per averci dedicato il suo talento e la sua passione. Se il futuro dell’arte e della comunicazione è in mano a menti come la sua, siamo certi che ci aspettano solo meraviglie. 🚀✨

E voi, siete pronti a scoprire il nuovo volto di Vela Viola? Restate connessi, perché ne vedrete delle belle! 😉





Giovedì scorso, Matteo Pagliarusco, regista, sceneggiatore e mente creativa dietro il film Lo chiamavano Marcus, ha vissuto uno dei momenti più emozionanti dall'inizio delle riprese. Insieme a un gruppo di tecnici della Vela Viola Film (Luca Mattiello e Pietro Rugiero), ha preso parte alla proiezione di prova del suo ultimo lavoro.

Dopo oltre due anni e mezzo di impegno, dedizione e passione, il film è finalmente approdato sul grande schermo per una verifica tecnica conclusiva. 




"Vedere il nostro film, tutto il nostro lavoro e le nostre fatiche su grande schermo è stata un’emozione indescrivibile", ha dichiarato Pagliarusco. Ogni scena sembrava prendere vita in modo ancora più intenso, proiettando tutta la magia del cinema indipendente... Quel cinema che con poco è in grado di dare tutto.

La prova si è conclusa con grande soddisfazione, lasciando il team entusiasta e pronto per il prossimo grande passo: la prima proiezione ufficiale. Gli spettatori possono aspettarsi un evento unico, capace di trasportarli in un’epoca lontana grazie a una storia medievale potente e a una realizzazione che, nonostante i mezzi indipendenti, si presenta con tocco unico.



Lo chiamavano Marcus rappresenta non solo un sogno realizzato, ma anche un esempio concreto del talento e della determinazione che animano il cinema indipendente italiano. Matteo Pagliarusco e il suo team non vedono l’ora di condividere questo lavoro con il pubblico.

Restate aggiornati per scoprire quando e dove si terrà la tanto attesa prima ufficiale. Sarà un appuntamento imperdibile per gli amanti del cinema!





Questo fantastico progetto d'animazione - diretto, animato e montato da Matteo Pagliarusco - è basato sul racconto per bambini del dirigente scolastico Pierpaolo Frigotto e della maestra Lùcia Nizzaro, pubblicato da Edizioni Centro Studi Erickson. La storia racconta le avventure della piccola burattina Pannocchia, la sorellina di Pinocchio.


Durante un inverno molto freddo l'intero paese è paralizzato da una grande nevicata che costringe tutti gli abitanti a rimanere in casa. Le scuole sono chiuse, la polizia urla con il megafono di stare al caldo in casa e i genitori possono uscire solo per le commissioni più urgenti... Stando attenti a non scivolare e farsi male! 


Pannocchia si prende il raffreddore e, spaventata dalla sua malattia, decide di non uscire più di casa per non ammalarsi di nuovo. Si rintana nel suo piccolo mondo e nasconde tra i suoi folti capelli biondi tutte quelle cose che la spaventano, come le scarpe della mamma per non uscire, lo stetoscopio del dottor Baffoni e lo zaino della scuola. 


Alla fine, però, grazie alla famiglia e agli amici, impara a superare le sue paure e a tornare così a vivere una vita serena e felice.



La particolarità di questo cartone animato è stata la sua creazione perché è stato interamente disegnato, colorato, ritagliato, doppiato e cantato dai bambini della scuola materna. A livello grafico, i bambini hanno disegnato le ambientazioni, gli sfondi, gli oggetti di scena e i personaggi; per questo motivo, alcune proporzioni e prospettive sono state lasciate libere, lasciando che la loro fantasia si muovesse senza limiti dopo aver ascoltato la storia. L'animazione è stata creata in parte al computer e in parte in un'aula speciale che, grazie alla creazione di una "stanza green-screen" dove tutti i disegni sono stati "mossi", ha immerso i bambini in un ambiente totalmente nuovo e fantastico, libero da qualsiasi limite se non quello della loro immaginazione.


La responsabilità della riuscita del cartone animato ha fatto nascere in loro un grande senso di comunità che si è rivelato in commoventi gesti di sostegno e aiuto reciproco. 


GUARDA IL CARTONE ANIMATO COMPLETO




Il regista, sceneggiatore e scrittore Matteo Pagliarusco è stato recentemente intervistato dal mensile
Il basso vicentino, un'importante vetrina per le realtà culturali e artistiche del territorio. L'intervista ha offerto l'occasione per approfondire la sua carriera e, in particolare, il lavoro dietro il suo ultimo film, "Lo chiamavano Marcus", un’opera che rappresenta il culmine di anni di dedizione al cinema indipendente.



Durante l'intervista, Pagliarusco ha raccontato il percorso che lo ha portato a scrivere e dirigere "Lo chiamavano Marcus", un film completamente autoprodotto, ambientato in epoca medievale e girato nelle suggestive location di Vicenza e dintorni. Il regista ha sottolineato l'importanza della collaborazione con compagnie di rievocazione storica, che hanno curato nei minimi dettagli scenografie e costumi, conferendo autenticità e profondità visiva al progetto.

Presentato in anteprima durante l'81ª Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, il film ha ricevuto un’accoglienza entusiastica, attirando l’attenzione di pubblico e critica. Questo risultato rappresenta un grande traguardo per un’opera realizzata al di fuori dei circuiti tradizionali, dimostrando come il cinema indipendente possa raccontare storie universali con mezzi limitati ma con una visione chiara e determinata.

Nell’intervista, Pagliarusco ha ripercorso le tappe fondamentali della sua carriera, iniziata fin da giovanissimo con i primi cortometraggi girati in casa, utilizzando mezzi di fortuna ma alimentati da una passione senza confini. Dopo aver conseguito una laurea in Scienze della Comunicazione e una laurea magistrale in Cinema, Televisione e Produzioni Multimediali, il regista ha dedicato la sua vita alla narrazione cinematografica, affermandosi come una figura di spicco nel panorama del cinema indipendente italiano.

Nonostante le difficoltà legate alla realizzazione di un progetto interamente autoprodotto, Pagliarusco ha dimostrato che con impegno, creatività e la giusta squadra di collaboratori, è possibile dare vita a opere capaci di emozionare e far riflettere. La scelta di girare "Lo chiamavano Marcus" nei dintorni di Vicenza non è stata casuale: il film rappresenta un omaggio al territorio e alla sua storia, con location che spaziano dai Colli Berici alle grotte di Villaga, passando per siti di grande rilevanza storica come la Villa Da Porto Barbarano di Montorso.

Un futuro ricco di progetti

Oltre a raccontare il percorso che ha portato alla realizzazione di "Lo chiamavano Marcus", Pagliarusco ha accennato ai suoi progetti futuri. Tra questi, nuove sceneggiature in collaborazione con altri artisti e registi indipendenti, sempre con l'obiettivo di esplorare temi sociali e storici attraverso il linguaggio del cinema.

Pagliarusco si è detto particolarmente interessato a continuare su questa strada, affrontando anche temi provocatori per sensibilizzare il pubblico. "Il cinema," ha dichiarato nell’intervista, "deve andare oltre l’intrattenimento: è uno strumento potentissimo per stimolare il pensiero e l’azione nella nostra società."

Un riconoscimento al cinema indipendente

L’intervista su Il basso vicentino non rappresenta solo un momento di celebrazione per Matteo Pagliarusco, ma anche un importante riconoscimento per il cinema indipendente italiano. "Lo chiamavano Marcus", che presto arriverà nelle sale, è la dimostrazione concreta di come sia possibile raccontare storie originali, valorizzando i territori e creando un’esperienza cinematografica unica.

Il percorso di Pagliarusco continua a ispirare non solo altri artisti e registi emergenti, ma anche chiunque creda che il cinema possa essere un mezzo per dare voce a storie che meritano di essere raccontate.



Oggi abbiamo una splendida notizia: il libro di Matteo Pagliarusco, "La dinosaura che voleva camminare all’insù", è arrivato alla redazione di Geopop! 

Andrea Moccia, fondatore di Geopop, l’ha trovato davvero incredibile! Il libro, che combina una storia affascinante, molto profonda e ricca di insegnamenti, sembra aver conquistato anche gli esperti di divulgazione scientifica.



Nella foto qui sopra, Andrea Moccia tiene in mano "La dinosaura che voleva camminare all’insù", dando così il suo simbolico “benvenuto” a quest'opera unica nel suo genere. Un grande traguardo per Matteo e per tutti i piccoli e grandi lettori che non vedono l’ora di scoprire il mondo della sua dinosaura con la testa tra le stelle!

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IL LIBRO PIU' RICERCATO!

Con un linguaggio da bambini, ho voluto regalare agli adulti una splendida storia d'amore, di coraggio, d'avventura e di filosofia - Matteo Pagliarusco
LA DINOSAURA CHE VOLEVA CAMMINARE ALL'INSU'
(fino alla Luna e alle Stelle)

Scopri questo fantastico libro!!




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