Durante l'intervista, Pagliarusco ha raccontato il percorso che lo ha portato a scrivere e dirigere "Lo chiamavano Marcus", un film completamente autoprodotto, ambientato in epoca medievale e girato nelle suggestive location di Vicenza e dintorni. Il regista ha sottolineato l'importanza della collaborazione con compagnie di rievocazione storica, che hanno curato nei minimi dettagli scenografie e costumi, conferendo autenticità e profondità visiva al progetto.
Presentato in anteprima durante l'81ª Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, il film ha ricevuto un’accoglienza entusiastica, attirando l’attenzione di pubblico e critica. Questo risultato rappresenta un grande traguardo per un’opera realizzata al di fuori dei circuiti tradizionali, dimostrando come il cinema indipendente possa raccontare storie universali con mezzi limitati ma con una visione chiara e determinata.
Nell’intervista, Pagliarusco ha ripercorso le tappe fondamentali della sua carriera, iniziata fin da giovanissimo con i primi cortometraggi girati in casa, utilizzando mezzi di fortuna ma alimentati da una passione senza confini. Dopo aver conseguito una laurea in Scienze della Comunicazione e una laurea magistrale in Cinema, Televisione e Produzioni Multimediali, il regista ha dedicato la sua vita alla narrazione cinematografica, affermandosi come una figura di spicco nel panorama del cinema indipendente italiano.
Nonostante le difficoltà legate alla realizzazione di un progetto interamente autoprodotto, Pagliarusco ha dimostrato che con impegno, creatività e la giusta squadra di collaboratori, è possibile dare vita a opere capaci di emozionare e far riflettere. La scelta di girare "Lo chiamavano Marcus" nei dintorni di Vicenza non è stata casuale: il film rappresenta un omaggio al territorio e alla sua storia, con location che spaziano dai Colli Berici alle grotte di Villaga, passando per siti di grande rilevanza storica come la Villa Da Porto Barbarano di Montorso.
Un futuro ricco di progetti
Oltre a raccontare il percorso che ha portato alla realizzazione di "Lo chiamavano Marcus", Pagliarusco ha accennato ai suoi progetti futuri. Tra questi, nuove sceneggiature in collaborazione con altri artisti e registi indipendenti, sempre con l'obiettivo di esplorare temi sociali e storici attraverso il linguaggio del cinema.
Pagliarusco si è detto particolarmente interessato a continuare su questa strada, affrontando anche temi provocatori per sensibilizzare il pubblico. "Il cinema," ha dichiarato nell’intervista, "deve andare oltre l’intrattenimento: è uno strumento potentissimo per stimolare il pensiero e l’azione nella nostra società."
Un riconoscimento al cinema indipendente
L’intervista su Il basso vicentino non rappresenta solo un momento di celebrazione per Matteo Pagliarusco, ma anche un importante riconoscimento per il cinema indipendente italiano. "Lo chiamavano Marcus", che presto arriverà nelle sale, è la dimostrazione concreta di come sia possibile raccontare storie originali, valorizzando i territori e creando un’esperienza cinematografica unica.
Il percorso di Pagliarusco continua a ispirare non solo altri artisti e registi emergenti, ma anche chiunque creda che il cinema possa essere un mezzo per dare voce a storie che meritano di essere raccontate.